La vita nella ghiaia del Médoc - Vinarte

Bacco giramondo – La penisola del dipartimento francese della Gironda è tra le più note al mondo per la qualità dei suoi vini

Il Médoc è una banda costiera larga circa dieci chilometri che s’allunga per circa ottanta chilometri da Bordeaux all’Atlantico. La zona sicuramente più conosciuta a livello mondiale per la grande qualità dei suoi vini. Il Médoc ha saputo creare infatti uno stile di vinificazione molto apprezzato e possiamo tranquillamente dire anche «copiato in tutto il mondo». I vigneti occupano una fascia territoriale che va dai tre ai cinque chilometri e termina a nord nei pressi del villaggio di Vensac; le sue vigne godono di un clima relativamente umido e caldo, ben soleggiato e con dei microclimi unici.

Il terreno povero, permeabile e pieno di ciottoli, permette alle radici della vite di scendere molto in profondità (a volte fino a dodici metri) così da assorbire tutti gli elementi indispensabili per un ottimale sviluppo. I circa 16’500 ettari sono quasi esclusivamente dedicati alla coltivazione di vitigni a bacca nera e sono: il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Cabernet Franc, il Petit Verdot, il Malbec e il Camenère.

Prima del XVIII sec. era il Médoc, nome che deriva da: «media aquae», una zona semi paludosa, nella quale si poteva arrivare quasi esclusivamente con un’imbarcazione. Con l’arrivo degli Olandesi, specialisti come sappiamo nel bonificare terreni, la nobiltà bordolese incominciò a impiantare dei vigneti sul piatto terreno ciottoloso. Subito si capì quale fosse il terreno migliore, la parte nord, il Médoc e la parte più a sud, l’Haut-Médoc, Questa separazione è in vigore ancora ai giorni nostri, e fu solo dopo il XVIII sec. che l’Haut-Médoc, il cui confine termina nel comune di Saint-Seurin-de-Cadourne, cominciò a imporsi per la produzione di vini eccezionali. Solo un terzo della produzione proviene dal Médoc, il terreno qui non permette di ottenere vini con molta struttura né complessità come quelli dell’Haut-Médoc, e non possiedono nemmeno l’altitudine per poter invecchiare. Sono comunque vini piacevoli, ma da bersi giovani.

Situazione molto differente quella che troviamo più a sud, è qui che si incontrano i più celebri «crus classés» e le «appellations régionales» più prestigiose come: Saint-Estèphe, Pauillac, Saint-Julien, Listrac, Moulis e Margaux.

Osservando attentamente una mappa del Médoc, si nota che i vigneti si concentrano soprattutto al limitare dell’estuario della Gironda. E proprio accanto al fiume, come viene attestato dalla concentrazione dei crus classés, che si trovano i migliori terroirs di ghiaie dei Pirenei su un substrato argillo-calcareo. Questa combinazione ha due vantaggi certi: un drenaggio ottimale delle piogge di primavera e autunno e il riflesso del calore solare diurno durante la notte verso i grappoli, che continuano a maturare lentamente. Per tale ragione le viti vengono allevate basse, in modo che restino vicino a questi ciottoli caldi.

Il Médoc, l’Haut-Médoc e le varie «appellations communales» sono la patria del celebre vitigno rosso del Bordolese, il Cabernet Sauvignon. Vitigno di tarda maturazione, sa adattarsi a tutte le condizioni climatiche e geologiche, in più le sue radici che con forza penetrano in profondità tra i ciottoli, permettono di produrre vini molto complessi e di qualità eccezionali. Questo vitigno robusto, ha bisogno di molto sole per maturare, altrimenti ci troveremo di fronte a vini con il gusto erbaceo troppo marcato, il classico (non proprio) piacevole peperone verde e in certe annate si possono trovare vini dai tannini duri e amari, che mancheranno d’armonia invecchiando.

I piccoli acini a buccia spessa sono di fatto ricchi di tannini, questo richiede un grande e superlativo lavoro agli enologi per equilibrare le loro cuvées. Gli altri cinque vitigni sopracitati entrano in quantità e proporzioni differenti nelle cuvées. Naturalmente i vini in cui il Cabernet Sauvignon è dominante, necessitano di un invecchiamento più lungo, per dare modo al bouquet e all’equilibrio di schiudersi.

In ogni caso nei più famosi Château del Médoc, il Cabernet Sauvignon è il re incontrastato e s’illumina di tutta quella che i francesi chiamano: «Grandeur». La grande forza del Bordolese sta nel suo «classement viticole», voluto da Napoleone III per l’Exposition Universelle a Parigi, il 16 settembre 1855. Questa classifica tiene però solo conto della regione del Médoc, di Ch. Haut-Brion nelle Graves e dei vini liquorosi di Sauternes e Barsac. I vini prodotti sulla Rive-Droite della Dordogna non furono tenuti in conto, ma questa è un’altra storia.

Percorrendo la D2 in direzione sud di Bordeaux, colpisce il forte contrasto fra l’opulenza dei grandi Châteaux e la modestia delle basse casette dei tanti villaggi che punteggiano la strada, e immancabilmente la nostra memoria ritorna alle grandi risate fatte in molti viaggi con gli amici ticinesi e soprattutto con uno speciale ricordo a Fabio, scomparso da qualche anno.

È d’obbligo fermarsi a provare i vini di Saint-Estèphe, con il loro gusto pronunciato, forse per la proporzione maggiore di Merlot. I vini di Pauillac, piccolo comune un po’ più a sud del primo, che costeggia la Gironda, godono di una fama molto prestigiosa già dai tempi di Luigi XV. Il suolo molto vario dà ai vini di Ch. Lafite una finezza atipica per i vini di Pauillac. Abbiamo provato questo nettare abbinandolo al famoso piatto locale, il gigot d’agneau. I vini del suo vicino Saint-Julien hanno un po’ meno corpo, ma è incredibile la loro armonia e l’equilibrio ineguagliabile; sono forse i vini più moderni del Médoc.

Margaux, Listrac e Moulis, sono i tre comuni più a sud dell’Haut-Médoc. Il suolo composto da sabbia, ciottoli e argilla, costituisce il tipico terreno della zona: les graves. L’appellation Margaux, che raggruppa i comuni di Arsac, Labarde, Cantenac, Issan e Soussans, con i suoi 400 ettari vitati è la più grande superficie viticola del Médoc. I vini di Margaux sono considerati come i più fini e dal bouquet più intenso, mai troppo pesanti e molto eleganti. Ottimo quello di stasera con il nostro piatto di quaglie con il risotto.

Winkl «Sauvignon Blanc»
Nella sottozona di Terlano o Terlaner (BZ), affiancata da Nalles e Andriano, le radici delle viti devono scavare a fondo nell’arido terreno per raggiungere il nutrimento vitale che è all’origine del carattere minerale di questo straordinario «Sauvignon Blanc».

Regina incontrastata per la produzione vinicola della zona è la Cantina Terlan. Il «Winkl» viene vinificato in purezza e si presenta a noi con un bouquet di rara complessità, a voler dimostrare che questo vitigno non solo per aromi varietali e erbacei, ma con il giusto rapporto del terroir e la mano di un esperto enologo, può dare sensazioni molto più complesse e fini.

Tutto questo già lo si percepisce all’olfatto dove ai profumi fruttati/floreali si intersecano aromi di pietra, spezie dolci e camomilla. Una freschezza avvolgente ci stupisce al palato che sopporta una ragguardevole persistenza gusto olfattiva. Il 2017 è un vino piacevolmente nervoso, ma dalla grande capacità d’invecchiamento. Un risotto con cappesante è il suo abbinamento ideale, delizioso lo abbiamo provato con un’ombrina alle olive taggiasche ed erbe fini.

/ Davide Comoli