Viti coltivate su terreni granitici - Vinarte

Bacco giramondo – Il viaggio alla scoperta dei vini francese prosegue verso Côte Chalonnaise, Mâconnais e Beaujolais

Il dipartimento borgonese della Côte-d’Or finisce nel piccolo villaggio di Charny, ma la fila di vigneti continua. Le colline vitate si prolungano in direzione sud verso il dipartimento della Saône-et-Loire (Saona e Loira), dove la geologia del terreno è simile a quella della Côte-d’Or, con affioramenti di marne e calcare e con qualche bel vigneto situato con una buona esposizione su dei siti scoscesi.

Siamo nella regione chiamata Côte Chalonnaise, dal nome della città di Chalon-sur-Saône, ma qualcuno la chiama pure la regione di Mercurey, dal nome di uno dei principali borghi della regione. I vini prodotti in questa zona hanno diritto di portare in etichetta la dicitura «Bourgogne» e cinque villaggi possono inserire il loro nome sulla stessa: Bouzeron, Rully, Mercurey, Givry e Montagny.

Qui si producono sia vini bianchi sia vini rossi, ma anche dei Crémant (spumanti francesi). I vitigni sono quelli tradizionali della Borgogna, ovvero: il Pinot Nero per i rossi, che quando viene assemblato al Gamay, porta sulla bottiglia la dicitura: «Bourgogne Passetoutgrain» e lo Chardonnay con cui si producono dei buoni bianchi, ma dal prezzo molto più contenuto che a Montrachet o a Meursault. Troviamo pure l’Aligoté, coltivato per la produzione di vini bianchi sia fermi sia mossi; è questo un vino da bere giovane, ma il più buono, come quello prodotto nel villaggio di Bouzeron, migliora se rimane in bottiglia per almeno due anni. I vini prodotti nelle buone annate possono invecchiare per una decina di anni, ma in generale sono da bersi dopo due o al massimo quattro anni dalla vendemmia. Assolutamente da provare in zona un Givry bianco di due anni, abbinato al famoso Jambon persillé à la bourguignonne.

La città di Mâcon è stata per molto tempo un centro importante per il commercio fluviale tra i villaggi del nord-ovest. I vigneti che si estendono nell’idilliaco paesaggio che li circonda tra incantevoli villaggi, incominciano a godere tra i vigneti della Borgogna il soffio caldo del sud. Qui il clima è meno rude che nella Côte-d’Or e l’estate può essere molto calda anche se l’inverno alle volte spalanca le porte ai freddi venti che arrivano sia da nord sia da est.

Il Mâconnais è una regione tutta ondulata e la vigna è tutta impiantata rivolta ad est protetta da foreste. Il terreno è solcato da innumerevoli faglie, dove troviamo calcare ottimo per lo Chardonnay e zone di roccia granitica mista a sabbia quale terreno propizio alla coltivazione del Gamay.

Le colline più alte e i migliori pendii si trovano a sud della regione: è qui che troviamo i villaggi di Pouilly-Fuissé e Saint-Véran, famosi per la produzione di Pouilly-Vinzelles un po’ meno noto dei primi due. I migliori sono i vini bianchi prodotti da vecchie vigne, ben posizionate, e in parte fermentati in botti nuove. Sono vini molto ricchi e ampi e possono invecchiare bene, purtroppo non sempre, ma in compenso hanno un rapporto qualità prezzo eccellente; provateli con le famose Escargots alla bourguignonne.

L’AOC (Appelation d’Origine Contrôlée) Saint-Véran ricopre l’estremo sud del Mâconnais, sconfinando con le vigne nel Beaujolais, tant’è vero che i rossi prodotti con il Gamay della zona, che devono essere bevuti giovani. Sono spesso oscurati dai loro vicini più celebri. In compenso i bianchi prodotti in loco possono essere etichettati con la dicitura AOC Beaujolais blanc.

Uno dei vini più conosciuti al mondo, il Beaujolais (prodotto dal vitigno Gamay), deve molto della sua reputazione e notorietà al Beaujolais Nouveau, immesso sul mercato ogni anno al terzo giovedì di novembre, solo qualche settimana dopo la vendemmia. Quello che una volta era solo un piacere della gente locale, è divenuto una moda non solo nella stessa Francia, ma anche negli USA e in Giappone. Il Beaujolais Nouveau è certamente una delle operazioni commerciali più riuscite, infatti quasi ogni anno più del 60 per cento dell’uva, raccolta e trasformata in vino, viene venduta sui mercati entro la fine dell’anno, senza lasciare giacenze in cantina.

Ufficialmente il Beaujolais fa parte della Borgogna, ma al di là della vicinanza non ha molto da spartire con la Côte-d’Or. Il calcare tipico della Borgogna, infatti, qui cede il posto a rocce granitiche di una catena montuosa che separano la Loira a ovest dalla Saona. Qui il vitigno principe è il Gamay, vitigno considerato inferiore al Pinot Nero e proscritto dalla Côte-d’Or dal Duca di Borgogna Filippo l’Ardito nel 1375. La regione conta circa 19mila ettari vitati che partono da sud di Mâcon e vanno sino alla periferia di Lione: i vigneti partono dai piedi delle colline e raggiungono i 500 mslm, protetti dal vento dell’ovest e dal clima caldo e piuttosto secco. Sono circa 60 i villaggi produttori di vino situati in gran parte nel nord della regione, ma l’AOC Beaujolai-Villages è riservato solo a 39 di questi. Tra cui dieci sono autorizzati a dare il proprio nome al vino prodotto: essi sono i crus del Beaujolais. Da notare come la differenza tra un Beaujolais ordinario e un cru sia considerevole, e ciascuno di questi dieci crus possiede la propria personalità.

Da nord a sud, viti coltivate esclusivamente su terreni granitici in ordine alfabetico sono: Saint-Amour (il vino per San Valentino), è il villaggio più settentrionale, produce un vino leggero e delicatamente fruttato; Juliénas, nome dovuto pare al passaggio di Giulio Cesare in questa zona, produce un vino da bersi 2-4 anni dopo la vendemmia; Chénas, nome che si rifà alle foreste di castagno che esistevano nel Medioevo, produce vini molto simili a quelli del vicino villaggio di Moulin à Vent, che deve forse l’appellation più bella: deve il suo nome a un vecchio mulino situato sulla collina che sovrasta il villaggio e produce il Beaujolais più caro e il più idoneo all’invecchiamento della zona.

E l’elenco continua con: Fleurie, che si trova nel cuore della regione e produce vini seducenti; Chiroubles, con le sue vigne situate a 350 m d’altitudine produce vini molto profumati da bersi nei primi 2-3 anni; Morgon produce vini memorabili, secondi solo ai Moulin à Vent; Régnié, nel 1988 è divenuto il decimo cru del Beaujolais; e infine Brouilly e Côte-de-Brouilly che producono vini dal tenore alcolico un po’ più alto, grazie al clima che permette un’ottima maturazione delle uve.

Haus Klosterberg Riesling
La regione della Mosella è spettacolare. La maggior parte delle vigne, quasi 12’500 ettari, sono coltivate sui vertiginosi pendii sovrastanti il fiume che da Coblenza sinuosamente lambisce la frontiera del Lussemburgo per gettarsi nel Reno. Qui il vitigno Riesling, piantato su siti ben in pendenza, matura in modo ottimale grazie anche al suolo ricco di scisti che oltre a nutrire le radici, restituisce durante la notte il calore del sole diurno.
L’Haus Klosterberg prodotto da Markus Molitor è ritenuto uno dei Riesling più eleganti. I suoi colori di un bellissimo giallo paglierino con riflessi verdognoli incantano già alla vista, al naso è ricchissimo di accenti che ricordano i fiori di sambuco e magnolia, per passare a profumi vegetali come ortica, foglie di fico e sentori di erbe di montagna, mentre in bocca ha un’importante lunghezza gustativa che amplifica i sentori percepiti all’olfatto. Abbastanza caldo e ricco di acidità, lo consigliamo con formaggi giovani d’alpeggio, ma anche con primi piatti di pasta di verdure e verdure grigliate di stagione.

 

/Davide Comoli