I vini della Valle della Loira - Vinarte

Bacco giramondo – Grazie ai numerosi corsi d’acqua e al microclima, questa è una delle più generose regioni vitivinicole della Francia

Dalle alture ai confini della Bretagna sino ai meravigliosi giardini della Turenna: questi i confini di una regione francese della Loira che presenta un’impressionante diversità di vitigni e di vini. Sono preservati sia dalle tradizioni locali che ne privilegiano l’autenticità, sia dai terroir che beneficiano dei microclimi creati dai numerosi corsi d’acqua.

Tutti questi vitigni condividono caratteristiche comuni: situati sulla stessa latitudine, i vini prodotti grazie a essi godono delle tonalità nordiche, sono molto freschi e soprattutto dominati dall’influenza del fiume Loira, onnipresente e grande via di comunicazione. Fiume selvaggio, la Loira è generosa verso le vigne che crescono lungo tutto il suo corso, accompagnandole come delle guardie d’onore. Sulle coste e sulle terrazze delle sue rive, i ceppi di vite godono della sua luce e della dolcezza del suo clima.

La storia dei vini di questa regione è legata direttamente alla storia della Francia. I romani furono i primi a piantare la vigna sui bordi della costa atlantica, ma è ai vari monarchi, principi e prelati susseguitisi nel corso dei secoli, che la vigna di questa regione deve il suo sviluppo e la sua diversità.

Dalla sua sorgente al suo estuario, il fiume più lungo della Francia scende attraverso un passaggio di dolci colline, di campi verdi e naturalmente di vigne, lambendo dei magnifici castelli e dimore signorili. La Loira, larga e lenta, è alimentata dai suoi rifluenti (il Cher, l’Indre, l’Allier e la Vienne), i quali danno il nome ai vari dipartimenti, la stessa cosa fanno gli affluenti meno importanti come: l’Aubance, il Layon, la Sèvre Nantaise e la Maine, creando dei microclimi particolari.

La Loira nasce a sud del Massiccio Centrale e, a metà del suo percorso, vira verso ovest creando la prima delle tre grandi regioni vitivinicole: Sancerre e Pouilly, dove si producono vini bianchi fruttati ed erbacei, grazie al vitigno Sauvignon Blanc, la cui popolarità ha conquistato il mondo.

La seconda regione vitivinicola è contraddistinta da vaste distese di vigneti: la Turenna e l’Angiò, in cui ha origine tutta una famiglia di vini bianchi fermi o pétillants prodotti con il vitigno Chenin Blanc, ma è anche la regione più importante per la produzione dei vini rossi, con il vitigno Cabernet Franc, chiamato anticamente Bretonne.

La terza regione è costituita dalla bassa Loira, che si differenzia molto dalle altre. Questa regione è il reame incontrastato del Muscadet (chiamato anche Melon de Bourgogne), vino bianco leggero e fruttato, che evoca i profumi del mare; l’oceano, infatti, non è troppo lontano, come dimostra la pluviometria abbondante dei Pays Nantais.

Il clima di questa regione varia in modo molto sensibile: dalla sorgente all’estuario della Loira – a dipendenza dell’influenza più o meno marcata dell’Oceano Atlantico e le annate vinicole – il risultato della vinificazione dipende molto da questo fattore sia in qualità sia in quantità.

Tornando ai Pays Nantais, il Muscadet e il Gros-Plant, sono dei vini semplici nel caleidoscopio dei vini francesi. Essi hanno un gusto inimitabile, per secoli sono rimasti dei prodotti a uso locale, ma dopo gli anni Settanta sono divenuti, per gli amatori dei vini semplici, l’accompagnamento ai piatti composti da frutti di mare e ciò è stato la loro fortuna.

Risalendo poi il fiume verso ovest, troviamo le due province più belle della Francia, l’Angiò e la Turenna, regioni dove per secoli uomini e natura hanno lavorato in armonia. Ad Angiò e a Saumur, troviamo molte varietà di vini dagli stili differenti e molti vitigni. Troviamo bianchi dolci e voluttuosi a Quarts-de-Chaume e Bonnezeaux, molto secchi a Savennières, prodotti con lo Chenin Blanc, così come i «mousseux» di Saumur e i rossi e rosati di Saumur-Champigny, dai vitigni Grolleau-Noir e Gris e Gamay.

Nella Turenna, non si può non fermarsi a Chinon, città ricca di storia, dove il Cabernet Franc la fa da padrone e oseremmo dire, forse, solo secondo a quello prodotto a St. Emilion (Bordeaux), mentre sull’altro versante del fiume lo Chenin Blanc trova il suo apogeo nei vini del Vouvray e Montlouis, senza dimenticare i famosi villaggi e relativi castelli di Amboise e Azay-le-Rideau.

Quasi all’altezza di Orleans, risalendo, la Loira scorre da nord a sud, fa una curva e si orienta ovest-est e a qualche chilometro si scorgono le alture che affiorano, costituendo una piana molto propizia per la viticoltura.

Sulla riva ovest troviamo la città fortificata di Sancerre che domina l’insieme dei vigneti circostanti, la cui forma vista dall’alto, ricorda quella di un «croissant»: è uno dei siti francesi con la più alta densità di vigne. Dall’altro lato del fiume, troviamo il villaggio di Pouilly-sur-Loire, con i suoi vigneti impiantati su terreni calcarei.

Forse molti non lo sanno, ma è in queste due «enclave» che il Sauvignon Blanc è servito da modello per i vini bianchi emulati in tutto il mondo. I vini prodotti dal Sauvignon Blanc sono delicati, da bere con una «tartare di pesce» o con «formaggi caprini giovani», ma anche con una «choucrôute alsaziana», magari nella versione Pouilly-Fumé, con la sua acidità vibrante e il gusto che ricorda il ribes maturo, che dà una squisita sensazione di freschezza.

Non bisogna comunque dimenticare in questa zona i vini prodotti con il Pinot Nero, anche in versione «rosés», molto piacevoli nella stagione calda.

Pouilly-Fumé Ladoucette
Conosciuto anche con il nome: «Fumé de Pouilly», il vino è prodotto con solo uve Sauvignon Blanc, che maturano sul territorio di 3 comuni situati sulle collinette di Saint-Aindelain (Loira). De Ladoucette è uno dei produttori più noti a Pouilly-sur-Loire: vinificato esclusivamente in vasche d’acciaio con affinamento sui lieviti per sei mesi, il suo Pouilly-Fumé è un vino molto particolare.
Le uve maturano su terreni che sono testimoni dell’opera del tempo e della natura. Il quarzo, le marne calcaree, ma soprattutto il silicio, che si trova sotto forma di composti sulla crosta terrestre di questa zona, regala ai vini sentori minerali e un gusto «fumé» che si sviluppa molto bene dopo qualche anno di permanenza del vino in bottiglia. Con il tempo infatti si libera un bouquet più fine, altalenando profumi vegetali e minerali con speziate note esotiche, ma soprattutto l’intensa mineralità della «pietra focaia».
Da servire tra gli 8°/10°, può restare in cantina tra i 2/5 anni, ottimo con il cocktail di gamberetti, le ostriche, pesce con salsa al burro e formaggi caprini di media stagionatura.

/ Davide Comoli