Cronache vinarie del XII-XIII secolo - Vinarte

Il vino nella storia – In quel periodo bianchi e rossi venivano imbarcati in grossi tonneaux di circa mille litri

Montsoreau è un piccolo villaggio della Loira (Coteaux de Saumur). Accanto al suo castello – costruito con il tufo, fece da cornice a un famoso romanzo di Alexandre Dumas – si trova l’Abbazia di Fontevraud, nella quale si trova la tomba dei Plantageneti. I nostri viaggi enologici sono incappati spesso in luoghi dove storia e vino s’intrecciavano raccontandoci molte leggende: qui a Fontevraud, la storia ci avvolge nel suo manto e ci sembra di rivedere, come in tante pellicole, le gesta di Riccardo Cuor di Leone, Enrico II e della regina di Francia Aliénor d’Aquitania.

Siamo nella prima metà del 1100, periodo in cui la città di Bordeaux s’ingrandisce e s’abbellisce di molti edifici, mentre la viticoltura s’insedia dove prima c’erano zone pietrose, paludose, terreni sino ad allora privi d’agricoltura, disboscando anche le foreste che circondavano la città; molti ceppi di vite sono impiantate nei terreni acquitrinosi sulla riva sinistra della Garonna. Iniziano in questo modo per Bordeaux viticolture reale, vescovile e borghese, unite tutte sotto lo stesso vessillo: quello del profitto.

Sposando Aliénor, Enrico II assume anche il titolo di Duca della Guyenne, titolo che gli permette, nel 1178, di accordare alla città della Rochelle, dove fa costruire un nuovo attracco per le navi, una «Charta» grazie alla quale viene concesso agli armatori dell’Île d’Oléron il diritto di giurisdizione marittima sia dell’Atlantico sia del Baltico.

Grazie al porto, la Rochelle diventa la base commerciale più importante per il commercio marittimo dell’Atlantico, attirando molte imbarcazioni di grossa stazza. La sua posizione sul mare permette a imbarcazioni dal grosso pescaggio di salpare dal suo porto. Le cronache riportano di vascelli che potevano caricare sino a 170 tonneaux de vin, quindi una quantità molto superiore alle barche a fondo piatto che faticosamente da Bordeaux dovevano risalire l’estuario, provenienti dalla bassa Dordogna e dalla zona oggi conosciuta come Entre-Deux-Mers.

Non avendo conosciuto guerre, il territorio intorno alla Rochelle in poco tempo si copre di vigneti e i suoi vini vengono inviati in parecchie corti del nord, facendo cadere i vini di Bordeaux in una piccola crisi. Sono giunti fino a noi i nomi dei vitigni coltivati all’epoca nel Poitou: Cherière era un vitigno bianco e si pensa che sia l’antenato dello Chenin Blanc dei giorni nostri e un rosso chiamato Chauce, forse l’antenato del Pinot Nero.

Come abbiamo accennato il vino veniva imbarcato in grossi tonneaux di circa mille litri, da qui la nascita della parola «tonnellata» che sta a indicare ancora oggi la stazza delle navi.

Nel 1189 in pieno conflitto famigliare con i figli Riccardo Cuor di Leo-ne e Giovanni senza Terra, Enrico II rende l’anima a Dio. L’erede Riccardo, che incarna gli ideali cavallereschi dell’epoca, scialacqua in breve tempo l’ampio patrimonio paterno, partendo per la III crociata (1190), lasciando in disastrose condizioni economiche l’Inghilterra. Approfittando di questa situazione, Giovanni senza Terra, con la regia di Aliéron che tesse le trame, cerca d’impossessarsi del trono.

Filippo II di Francia, non perde l’occasione e attacca con caparbietà i possedimenti di questi suoi pericolosi vassalli, conquistando la Normandia, con la vittoria di Bouvines nel 1214. Per premiare questa impresa a Filippo II viene aggiunto il titolo di «Augusto», colui che «augebat rem publicam» («accresce la repubblica»).Possedere delle vigne ed essere in grado di servire vini pregiati ai nobili ospiti in visita aumentava il prestigio del nobile di turno: era infatti un onore ricevere per poi restituire il favore.

Con il ritorno di molti nobili dalla III crociata, arrivano anche nuovi vitigni, portati lungo le rotte mediterranee della Terrasanta. In quel tempo erano molto apprezzati i vini bianchi dolci prodotti da uve Moscato e Malvasia, lasciate ad appassire al sole, che senza dubbio erano ricchi di alcol con un alto tenore zuccherino residuo, come i vini di Corfù, Zante e Cipro, divenuta nel 1192 un feudo cristiano. Molto apprezzato era l’Osoye, l’antenato del Moscatel de Setúbal, ma anche vini di Grenache, rossi poco zuccherini, ma possenti.

Fino alla caduta (3 agosto 1224) del suo porto, la Rochelle continua a inviare in Inghilterra migliaia di tonneaux di vino: i documenti dell’epoca lo dimostrano. Sentendosi abbandonata, la città passa dalla parte francese. È il momento che Bordeaux attendeva, fedele alla corona inglese. Grossi carichi di vino provenienti dalla Guascogna, risalgono la Garonna, il Tarn, la Dordogna, verso l’estuario facendo rotta lungo la costa inglese, usando Bordeaux come scalo intermedio. Un documento parla addirittura di mille tonneaux di «Clairet», il famoso vino di una notte, inviato a Gloucester per la festa di Pentecoste del 1226.

Il trovatore normanno Henri D’Andeli, nato a Rouen alla fine del XII secolo, scrisse nel 1230 un poemetto di 204 versi in omaggio a Filippo Augusto, per onorarlo dopo la sua dipartita (1223). Filippo Augusto era molto amato per aver reso il regno di Francia uno dei più potenti della sua epoca. Famoso per il suo forte appetito, ma soprattutto grande bevitore, disprezzava il vino rosso e amava i buoni vini bianchi (sempre solo bianco!). Il poemetto è passato alla storia come: La Bataille des vins.

Vede Filippo II presidente a un concorso di vini che si producevano sia dentro sia fuori dal regno, per eleggere il migliore. Come assistente, non sceglie né un vigneron né un negoziante di vini, ma un prete inglese, forse per dimostrare quanto gli inglesi fossero degli ottimi conoscitori, ma soprattutto grandi clienti. Peccato che il prete, ubriaco fradicio, muoia dopo appena tre giorni di degustazione.

Il Re, sempre lucido, nomina vincitore il bianco di Cipro (quale Papa) e un vino bianco di Aquileia (come Cardinale), mentre, quali tre re e tre Conti, quasi tutti vini del nord della Francia, che sgominano così molti vini rossi. Nessun vino proveniente da Tolosa, da Albi o della Languedoc viene nominato.

/ Davide Comoli