A spasso tra i vigneti della Gironda - Vinarte

Bacco giramondo – Non è solo un itinerario affascinante, la regione è anche ricca di storia e di terroir che mostrano tra loro grandi diversità

Affascinante, elegante, seduttrice e qualche volta arrogante, ma pure alle volte campagnola, la Gironda, dipartimento francese della regione Nuova Aquitania, non finisce mai d’emozionarci. Questo territorio riesce a esprimere lo spirito della città di Bordeaux, nato dall’attrito tra aristocrazia, gente comune, mercanti olandesi, inglesi e da ultimo, ma non ultimo, dai vignaioli.

Lasciata la città, si prende la Rocade (circonvallazione) – non importa verso quale direzione – per poi ritrovarsi immersi in infinite distese di vigne. Un amatore di vini, potrebbe passare l’intera vita a esplorarle tutte.

Sulla Rive Gauche, Pessac-Léognan e Graves raccontano la nascita del vigneto bordolese che risale a più di duemila anni or sono. Tra questi vigneti a forte personalità, potete incominciare a conoscere la grande diversità dei terroir girondini, passando dai signori di Pessac-Léognan e arrivando ai piccoli vignerons di Langon.

Al centro della regione delle Graves, Sauternes e Barsac mantengono inalterati gli «umori» liquorosi del Sémillon e del Sauvignon, dedicandosi al rito della «pourriture noble», che nasce dalla magia degli autunni brumosi e dalle tarde piogge estive.

Più a nord si trova la Médoc, dove l’amatore di vini dovrà fare in modo di cogliere di sorpresa alcuni produttori per poter rubare qualche degustazione. In questa regione, tra la Gironda e la foresta delle Landes, produrre vino è religione, e il loro «idolo» è il Cabernet, vitigno molto indocile che esige il sole per maturare e tempo per risvegliarsi e dare il meglio di sé.

Da Margaux a Saint-Estèphe, passando da Saint-Julien e Pauillac, la Médoc ci propone alcuni dei vini più prestigiosi al mondo. Qualche nome? Latour, Lafite-Rothschild, Mouton-Rothschild, Margaux, bastano per attirare in questi luoghi migliaia di estimatori della sacra bevanda.

I grandi Crus (provandoli) illustrano la favolosa e straordinaria potenzialità del terroir della Médoc. Passando la Rive Droite e andando verso nord, troviamo il Libournais, dove impera il vitigno Merlot con la sua opulenza. Nel Pomerol e Saint-Emilion, i vini prodotti con questo vitigno ci seducono con il loro profumo di bacche rosse e nere, con la loro rotondità e morbidezza.

Da secoli Bordeaux elabora grandi vini: il poeta romano Ausonio (circa 310-393 d.C.) fu il primo a tesserne le lodi. Coltivate da molto tempo, le migliori viti delle Graves sono oggi le belle parcelle di un grande crus (il vigneto di Château Pape Clément), già famoso nel 1331. All’alba del XVIII secolo, qui si cominciarono a produrre grandi vini capaci d’invecchiare, dando così i natali al Château Haut-Brion.

La Garonna, che nasce dai Pirenei e sfocia nell’estuario della Gironda, separa la Rive Gauche con Bordeaux per capitale, dalla Rive Droite, con il porto di Libourne come città principale.

La differenza geografica delle due regioni, la ritroviamo nello stile dei vini rossi prodotti. Mentre la Rive Gauche è dominata dal Cabernet Sauvignon, la Rive Droite è il feudo del vitigno Merlot, ma molte altre differenze sono legate alla storia.

Nella regione delle Graves, si producono pure dei superbi vini bianchi dai vitigni Sémillon e Sauvignon Blanc, anche se questa categoria di vini resta appannaggio della regione dell’Entre-deux-Mers, situata nel mezzo dei corsi della Garonna e della Dordogna. A sud-est su entrambe le rive della Garonna, troviamo la vasta produzione dei vini liquorosi, con i famosi Crus tra cui spicca su tutti il mitico Château d’Yquem e i meno conosciuti vini di Loupiac e di Sainte-Croix-du-Mont. Ma di tutte queste zone citate, approfondiremo la conoscenza nei nostri prossimi incontri.

Il vigneto di Bordeaux si estende per circa 120mila ettari e produce circa 6 milioni di ettolitri di vino. Il paesaggio bordolese, come già abbiamo accennato, si compone di tre macrozone molto diverse, la cui linea di demarcazione è definita dall’estuario della Gironda, lungo circa 60 km, e dai due grandi fiumi che lo formano, la Garonna che nasce dai Pirenei e la Dordogna che nasce dal Massiccio Centrale.

La parte a occidente s’incunea con una piana ondulata verso nord-ovest, tra il litorale atlantico e la Gironda, mentre quella orientale presenta morbidi pendii collinari che di rado superano i 100 metri sl/m.

Situata ai bordi dell’oceano Atlantico, sul 45° parallelo nord, esattamente a metà strada tra il Polo e l’Equatore, il vigneto di Bordeaux, interamente inserito nel dipartimento della Gironda, fruisce di un clima estremamente favorevole, che possiamo definire marittimo-temperato.

La Regione beneficia in parte della calda corrente del Golfo proveniente dai Caraibi che costeggia il litorale dell’Aquitania e che regola la temperatura. Anche la foresta delle Lande, la lunga e larga striscia di pini marittimi, fatti mettere a dimora da Napoleone III (1808-1873) per vincere la malaria che imperversava nella regione, formano uno scudo protettore ed efficace contro i venti dell’Atlantico. È dunque un clima molto favorevole, adatto alla giusta maturazione delle uve, sebbene non manchino i rischi dati dalle gelate primaverili durante la fioritura, e le piogge fredde durante la fecondazione che provocano la colatura, senza dimenticare la grandine che alle volte colpisce al momento della vendemmia.

Bisogna però ricordare che i grandi vini sono il prodotto della combinazione di diversi fattori naturali ma anche di un sapere che deriva dalla tradizione. Oltre ai motivi citati non dobbiamo assolutamente dimenticare la composizione del suolo e Bordeaux, come vedremo, ha la fortuna di possedere un insieme di terroir particolari, favorevoli alla viticoltura.

Ripasso «Gran Lombardo»

La vendemmia è manuale e si svolge da metà ottobre, con selezione dei grappoli di Corvina, Veronese, Corvinone, Rondinella e altre uve locali, che vengono depositate in piccole casse per un leggero appassimento. La vinificazione avviene con diraspa, pigiatura soffice degli acini e conseguente macerazione delle uve per un paio di settimane, segue la fermentazione in piccoli recipienti d’acciaio, unendo le diverse varietà dell’uvaggio. La tecnica del Ripasso prevede una «riattivazione» sulle vinacce fermentate del Recioto o Amarone della Valpolicella.

Dal colore rubino intenso con riflessi blu, il nostro vino svela al naso un frutto rosso molto maturo, amarena, ribes nero, susina, per poi virare verso spezie delicate, armonico, ben equilibrato e caldo al nostro palato, è ben viva ancora la frutta nel finale lungo e persistente. Da provare con una punta di vitello ripiena o con un piccione farcito con i suoi fegatini.

/ Davide Comoli